IDS2016

Miranda è un comune italiano di 1.047 abitanti della provincia di Isernia in Molise. La chiesa principale del comune è la cattedrale di Santa Maria Assunta, costruita nel 1493 e ultimata soltanto a metà del XIX secolo. Nel 1798 la facciata subì un importante lavoro di restauro, seguito da un secondo intervento nel 1919, come ricorda l’iscrizione riportata immediatamente sotto il timpano: Piae fidelium oblationes hanc frontem restaurarunt MCMXIX (Le pie offerte dei fedeli restaurarono questa facciata).
Altro importante edificio religioso è la cappella di Santa Lucia, ubicata sui monti che circondano l’abitato e da cui si gode della visuale dell’intera vallata di Isernia. Prospiciente alla chiesa vi è una grotta in cui una leggenda locale vuole essersi rifugiata la santa nel tentativo di sfuggire ai suoi persecutori; in suo onore, è consuetudine recarsi l’ultima domenica di agosto in prossimità della cappella e trascorrervi l’intera giornata, assistendo alla messa e accampandosi per un lauto pranzo familiare.

Il Museo Archeologico Virtuale
A pochi passi dagli scavi archeologici dell’antica Herculaneum sorge il MAV, un centro di cultura e di tecnologia applicata ai Beni Culturali e alla comunicazione, tra i più all’avanguardia in Italia.
Al suo interno si trova uno spazio
museale unico e straordinario: un percorso virtuale e interattivo dove vivere l’emozione di un sorprendente viaggio a ritroso nel tempo fino a un attimo prima che l’eruzione pliniana del 79 d.C. distruggesse le città romane di Pompei ed Ercolano.
Oltre settanta installazioni multimediali restituiscono vita e splendore alle principali aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Baia, Stabia e Capri. Attraverso ricostruzioni scenografiche, interfacce visuali e ologrammi, il visitatore è condotto in una dimensione virtuale, dove sperimentare in modo ludico ed interattivo le nuove opportunità che la tecnologia multimediale offre alla fruizione del patrimonio archeologico.
Il MAV è un luogo didattico e conoscitivo, dove il reale e l’immaginario si incontrano per dare vita a nuove modalità di apprendimento e di intrattenimento. Il museo sorge in una un’area di 5.000 m.q. su 3 livelli, ubicato nel cuore di Ercolano in prossimità delle principali attrattive turistiche della città: gli scavi archeologici, il famoso mercato vintage di Resina, il Parco Nazionale del Vesuvio e il Miglio d’Oro, il tratto di costa ai piedi del vulcano, lungo il quale sorgono le splendide ville settecentesche, pregevoli esempi del barocco napoletano.

Area Archeologica di Ercolano
L’area archeologica di Ercolano è di competenza della Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia. Dal 1997 è inserita, insieme agli Scavi di Pompei e alle ville di Oplontis, nella lista dei siti del patrimonio mondiale redatta dall’UNESCO. La conservazione di questo ingente patrimonio richiede risorse immense che non è mai stato possibile assicurare in modo proporzionale alle reali esigenze. Dal 2001 è però in corso l’Herculaneum Conservation Project (HCP) (www.herculaneum.org), un programma di conservazione, ricerca e valorizzazione del sito di Ercolano condiviso dalla Soprintendenza e dal Packard Humanities Institute, una fondazione filantropica americana. Si tratta di una collaborazione che, nel suo primo decennio di attività, ha potuto giovarsi anche del partenariato della British School at Rome, ma che attualmente avanza sotto gli auspici della nuova Fondazione Packard in Italia, costituita nel Luglio del 2013 e riconosciuta come “Istituto Packard per i Beni Culturali”. L’obiettivo è quello di sostenere e rafforzare l’azione della Soprintendenza nelle opere e nelle attività di conservazione necessarie per salvaguardare un patrimonio dell’Umanità e trasmetterlo alle generazioni future, ma anche di ampliare le conoscenze scientifiche e promuovere l’interesse del pubblico per la città antica, contribuendo non soltanto con risorse finanziarie, ma anche professionali e organizzative. Al momento questo programma di conservazione rappresenta una forma innovativa di collaborazione pubblico-privata per la salvaguardia del patrimonio archeologico in Italia e i suoi punti di forza sono costituiti dalla stretta collaborazione con la struttura scientifica e tecnica della Soprintendenza e dalla continuità dell’impegno nel tempo da parte della fondazione filantropica. Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell’antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l’eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Pompei, Stabiae ed Oplonti.
Ritrovata casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche ad Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al museo archeologico nazionale di Napoli. Nel 1997, insieme alle rovine di Pompei ed Oplonti, è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Ercolano, secondo la leggenda narrata dagli Dionigi di Alicarnasso, venne fondata da Ercole nel 1243 a.C.: con tutta probabilità invece fu fondata o da Osci nel XII secolo a.C., come scritto da Strabone, o dagli Etruschi tra il X ed l’VIII secolo a.C.. Venne conquistata dai Greci nel 479 a.C. e successivamente passò sotto l’influenza dei Sanniti, prima di essere conquistata dai Romani nel 89 a.C., a seguito della guerra sociale, diventando un municipio. La città divenne quindi un luogo residenziale per l’aristocrazia romana e visse il suo periodo di massimo splendore con il tribuno Marco Nonio Balbo, il quale l’abbellì e fece costruire nuovi edifici. In seguito fu colpita dal terremoto del 62 e poi completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici alta dai dieci[7] ai venticinque metri a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79: tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia chiamato pappamonte, simile al tufo ma più tenero, che protesse i resti della città.

Il Vesuvio
L’escursione sul cratere del Vesuvio (facoltativa a richiesta) richiede una percorrenza a piedi di circa 30 minuti dal piazzale a quota 1000 dove potranno arrivare i pullman. La visita verrà effettuata con l’ausilio delle Guide Alpine (obbligatorio) e comporta un dislivello di circa 250 metri. L’ intera escursione di solito dura 90 minuti. Tale durata può, comunque, variare a seconda dell’età o dello stato di salute del turista, o a causa delle condizioni  meteorologiche.
 La temperatura sulla cima del vulcano è generalmente inferiore rispetto alle sue pendici e il vento può inaspettatamente interessare l’area craterica. Inoltre, sono consigliati scarpe da ginnastica o pedule da escursionismo, binocolo, occhiali da sole e acqua. Lasciata la strada carrozzabile al parcheggio di quota m. 1000, si sale a piedi per un agevole stradello che in una ventina di minuti porta a circa m. 1200 di quota.
Qui, dopo aver ammirato durante la salita il suggestivo panorama del vecchio cratere del Somma, la colata lavica del 1944, la neoformazione del Colle Umberto ed ovviamente la città di Napoli, inizia la veduta sull’interno del cratere, con la vigilanza delle guide vulcanologiche. Giunti però al primo “terrazzo” sul cratere, si scorge la parte più alta del vulcano, da dove si gode di un panorama a 360° sull’ intero complesso vulcanico del Somma/Vesuvio e sulla Piana Campana fino all’ appennino molisano-abbruzzese per quanto riguarda i versanti nord ed est; mentre a sud ed ovest si spazia dalle isole di Ischia e Capri, fino alla veduta d’ insieme degli scavi di Ercolano e Pompei.
Lungo il percorso si ha la possibilità di osservare le fumarole all’interno del cratere, monitorate di continuo dall’ Osservatorio Vesuviano. Oltre al fenomeno della ionizzazione dei gas, ammirerete alcune felci tipiche di ambienti tropicali
che sopravvivono in un tale ambiente solo grazie al calore e all’umidità rilasciata dalle fumarole.
Nel prosieguo spiccano alcuni flussi piroclastici delle ultime eruzioni intorno ai quali si notano i folti cespugli di ginestre etnea e dei carbonai, l’ elicrisio, la veleriana rossa …. Alla fine del sentiero, per coloro che giungono dal versante ercolanese, si giunge all’ultimo punto di osservazione con vista sui siti archeologici di Pompei, Stabia e la famosa penisola sorrentina.