IDS2011

Casalciprano: Uno strumento per conservare le tracce delle società rurali in un’epoca in cui il rischio di consegnare al completo oblio un patrimonio culturale millenario è davvero forte. Questa la funzione dell’ecomuseo, che in varie località d’Italia è stato da tempo istituito e del quale anche Casalciprano, inserendo in un grande circuito assieme agli altri centri del Molise i propri beni storici e le testimonianze antiche, intende dotarsi. Del resto il paese già da tempo sta tentando di salvaguardare il proprio passato dalla dimenticanza. Ne è prova il museo della civiltà contadina, presente da anni a Casalciprano, che custodisce tanto gli oggetti che hanno fatto parte della vita quotidiana della società rurale, quanto le testimonianze scritte e fotografiche delle tradizioni dei nostri avi. Creato con i fondi attribuiti dalla Regione ex articolo 15 ai fini della ripresa  produttiva, il museo costituisce ora la base per il progetto, comune a tutti i centri limitrofi, di valorizzare in maniera stabile e concreta il proprio patrimonio culturale. Il sindaco di Casalciprano, Giovanni Lombardi, punta dunque sul passato per costruire il futuro della propria comunità, cercando di ricreare perfino le atmosfere, gli odori, i sapori che hanno caratterizzato la vita dei nostri nonni. Non è un caso infatti se, tra i rituali di accoglienza che i casalcipranesi intendono rispettare e tenere in gran  considerazione, sarà inserita la riproposizione dei piatti tipici del “tratturo”, dei frutti della terra e dei prodotti della zootecnia comuni a tutto il Molise. Ma cultura e natura, secondo il sindaco Lombardi, non possono che coesistere per attrarre un turismo da veri intenditori del senso del binomio conoscenza e relax. E’ proprio per questo che  l’amministrazione arricchisce ogni anno con nuove infrastrutture il parco naturalistico dell’Annunziata, già dotato di un verde straordinario. Per consentire la fruizione dello stesso anche ai più sportivi, è stata infatti realizzata una palestra all’aperto sulla strada che congiunge Casalciprano all’Annunziata. La statua bizantina della Madonna che dà il nome al parco e che si trovava nella chiesa dello stesso, è stata poi ‘messa a dimora’ nella chiesa al centro del paese, per garantire un’adeguata protezione ad un bene storico così importante. Piccoli e semplici gesti, dunque, per dire che il Molise è attento alla propria storia ed al proprio ambiente e che da questi intende trarre la linfa vitale necessaria alla sopravvivenza

Ischia, meta principale della nostra visita è senza dubbio il Castello Aragonese. Qualche autore attribuisce la costruzione del Castello a Gerone, tiranno di Siracusa, che nel 474 a.C., avrebbe edificato e fortificato una fortezza su questa roccia vulcanica, con  accesso dal mare. Da qui il nome ‘Gironda’ con il quale si identifica il castello. Sulle basi di questa antica fortezza sarebbe poi stato costruito intorno al 1438, per volere di Alfonso V di Aragona, il Castello che vediamo oggi, con accesso dall’isola. Ma secondo la tesi più accreditata, il nome Giron-Gironis deriverebbe dalla naturale morfologia dell’isolotto che si può circumnavigare. Il castello sarebbe in realtà nato come postazione strategica militare intorno al V secolo, in epoca bizantina, quando nell’ambito dell’ordinamento territoriale, vengono eretti, spesso sulle coste, nuovi “castra o “castella”, cui la flotta assicura rifornimenti e aiuti. Il nome che gli viene dato, “castrum Gironis”, starebbe ad indicare proprio la presenza sullo scoglio di una guarnigione. Dal 1433, con Alfonso d’Aragona detto ‘il Magnanimo’, ha inizio una serie di interventi grazie ai quali il Castello acquista una nuova fisionomia e assume un ruolo strategico, politico e culturale sempre più importante. Vengono restaurate le mura esterne e le costruzioni interne, al ponte di legno si sostuisce il ponte in muratura che tuttora congiunge l’isolotto a Ischia Ponte. Nel soffitto vengono aperti dei fori, da cui, in caso di attacchi, si lanciano sui nemici pietre, piombo fuso e acqua bollente. Inizia in quest’epoca anche la frequentazione di artisti e letterati; il Castello diventa centro di vita di corte, sede di feste e convivi, oltre che luogo di rifugio per la nobiltà in tempi di guerra e di assedio dell’isola. Il ‘700 segna l’inizio della decadenza dell’importanza del Castello, prima abbandonato dalle famiglie nobili e sempre più isolato dal resto dell’isola, quindi distrutto da un bombardamento nel 1809 e poi privatizzato, diventa monumento abbandonato, che per molto tempo gli stessi Ischitani ‘guardano a distanza’. Ma nella memoria di tutti resta sempre viva la storia di un Castello, cenacolo di artisti, letterati e poeti, che ha attraversato inespugnato secoli di storia, resistendo a tutti gli assalti e offrendo riparo ad abitanti, contadini e avventori. Sicuramente, uno dei castelli più belli e ricchi di storia del mediterraneo. Il borgo antico di Ischia Ponte, anche detto Borgo di Celsa per la presenza dei gelsi, è un antico centro di marinai e pescatori, la cui esistenza è documentata già nel XIII secolo. Unico centro di Ischia, di tradizione più che altro contadina, da sempre dedito alla pesca, il Borgo ha avuto una grande espansione alla fine del ‘700, con il cessare delle incursioni dei pirati, quando l’attenzione si distoglie dal Castello, fino ad allora centro primario di vita e di riparo, e torna a concentrarsi sulla terraferma. Per tutto il XVIII Ischia ponte è la città più ricca e prosperosa dell’isola, il suo destino va progressivamente staccandosi da quello del Castello che nel frattempo vive un periodo di decadenza, in seguito all’abbandono delle famiglie nobili e benestanti. Nel tempo la struttura del borgo, con vicoli stretti, palazzi signorili alternati a caratteristiche casette basse, si è conservata inalterata, così come le famose via Roma e Corso Vittoria Colonna che conducono alla “Mandra”, l’antico villaggio dei pescatori. Ha invece attraversato diverse vicissitudini la bellissima Cattedrale dell’Assunta, costruita nel 1301 e rimaneggiata nel 1700, quindi bombardata dagli Inglesi nel 1809. La cripta, decorata con affreschi della scuola di Giotto, conserva ancora le spoglie delle famiglie nobili dell’isola. Lo scalo di Ischia ponte è rimasto il preferito dagli Ischitani per molto tempo anche dopo l’apertura del Porto borbonico. Questa predilezione ha contribuito ad alimentare la vita e conservare florida l’attività del centro.